PRODIGIOSO INNOVATORE
a cura di Claudio Strinati

Meneghetti , nel corso degli anni , si è qualificato come prodigioso innovatore e inesauribile creatore di idee sempre diverse e pure unite insieme da una forte e inesausta passione morale . La sua mente , nella fase iniziale , è sembrata fin troppo vasta con il rischio di fargli perdere l’ orientamento per l’ esubero , quasi , delle proposte che a getto continuo sono scaturite dal suo temperamento deciso e onnivoro .
Eppure è accaduto il contrario . Meneghetti è riuscito subito a incanalare una sorta di turbolenza creativa che sempre l’ ha accompagnato , e sempre lo accompagnerà , dentro una serie di “idee guida” che non gli hanno mai fatto perdere di vista l’ essenziale .
La letteratura critica che lo riguarda è stata ben presto degna della sua ciclopica produzione . Insigni esegeti hanno sviscerato i vari momenti della sua opera , hanno colto il senso profondo del suo fare , ne hanno fissato , spesso con acuta chiarezza , la rilevanza nel panorama artistico contemporaneo .
Dagli studi condotti su di lui emerge chiara questa componente vulcanica che spinge il Maestro verso la dimensione dell’ iperbole . Indubbiamente Meneghetti ha individuato prima e meglio di molti altri la direzione verso la quale il destino avrebbe mosso tanti creatori del nostro tempo ed è straordinario che sia stato il primo , come risulta evidente , a sondare lo strumento radiografico attraverso il quale ha fatto transitare una intera concezione dell’ arte e del rapporto arte-natura .
Era inevitabile che un artista come lui , partito , per usare una sorta di metafora sportiva , in anticipo ma subito conosciuto e adeguatamente discusso , restasse poi sempre in una posizione di “avanguardia” rispetto ai tempi che di volta in volta gli si sono parati davanti . Non che Meneghetti possa essere inquadrato nell’ ormai vetusto concetto di “artista d’ avanguardia” . Ma il fatto è che trovarsi all’ avanguardia è stata ed è per lui una condizione naturale perché il Maestro non ha mai cercato l’ effetto per l’ effetto ma ha sempre espresso ciò che gli urgeva dentro con un senso quasi sacrale della necessità dell’ arte che , se non fosse tale , non esisterebbe .
Si è detto di lui che è una fucina continua di idee e che ha sempre privilegiato , in un andirivieni tra astratto e figurativo che ha pochi esempi consimili nell’ arte di oggi , il valore comunicativo dell’ opera al punto che molte sue invenzioni sono diventate , in altre e successive mani , strumenti di linguaggio anche pubblicitario .
Nel suo lavoro Meneghetti ha una tensione che si potrebbe definire dantesca . Come per l’ antico poeta , al suo lavoro sembrano avere posto mano “ e cielo e terra “ e la sua passione , infatti , dilaga dal mondo elementare dei Quattro Elementi , alle gigantesche istallazioni che costituiscono una sorta di grande capitolo a sé della produzione del Maestro e che veramente si manifestano con la forza e la potenza di una lotta ingaggiata dall’ autore con i suoi stessi materiali alla ricerca di una ulteriore salita verso un approdo che continuamente sfugge e continuamente è anelato . Con una formula critica efficacissima Bonito Oliva indaga l’ orizzonte di Meneghetti spiegando come questo uomo impetuoso incessantemente ricrei , nel concreto del suo lavoro , l’ origine stessa della creatività . E’ una tesi che definisce un po’ tutta la complessa personalità di un artista che effettivamente sfugge a qualunque tentativo di definizione , e Bonito Oliva precisa assai bene spiegando come Meneghetti costruisca di fatto distruggendo l’ oggetto dell’ inconscio . Si scende qui alla radice del problema delle immagini radiografiche che costituiscono un autentico monumento all’ interno della vastità di pensiero dell’ artista .
L’ arte di Meneghetti è , in effetti , un formidabile scandaglio calato dentro i fattori primari dell’ esistenza . Nessuno , come lui , è lontanissimo da qualsivoglia forma di edonismo o di concezione rasserenante e acquietante dell’ arte .
Eppure proprio il corpo a corpo con la sua opera costituisce un’ incomparabile esperienza estetica perché l’ arte , nel suo farsi e nel suo apparire , riflette su se stessa e rappresenta se stessa , o , perlomeno , rappresenta una quintessenza che va cercata esplorando l’ interno , inteso come ciò che è profondamente e totalmente vero ma che , di fatto , non si può vedere o capire se non compiendo il salto che l’ artista ci costringe a fare . In tal senso Meneghetti si pone come un audace ricercatore della dimensione estetica in sé e non suonano illeciti certi accostamenti che la storiografia ha di volta in volta evocato nel tentativo di circoscrivere la sua creatività , da Magritte a Leonardo da Vinci .
In effetti alcuni grandi artisti , nel corso della storia , hanno tentato di sollecitare i segreti della Natura per scendere nella radice di tutte le cose e Meneghetti , in questo , si iscrive , con strumenti del tutto suoi e senza essere veramente debitore a nessuno , in una tradizione antica , tanto che la sua opera , vista nell’ insieme , potrebbe aspirare realmente a una sorta di paradossale classicità , quando intendiamo , con “classico” , l’ intento di dare forma estetica compiuta alle più profonde e nobili aspirazioni scaturite da una meditata conoscenza del reale e filtrate attraverso una sensibilità particolarissima , in grado , poi , di parlare a chiunque sia pronto a ascoltare le voci profonde dell’ Essere .

Claudio Strinati