IL VIAGGIO ULISSIANO
a cura di Giulia Gueci

(...) Le opere dell’artista veneto affrontando il tema del viaggio, inteso come percorso di scoperta al pari del mitologico viaggio ulissiano, conducono e disvelano realtà misteriose dalla consistenza immateriale. Come ormai è divenuta, a partire dalla fine degli anni ’70, una sua costante stilistica, Meneghetti impiega le radiografie come dato di partenza delle sue opere, in questo caso quelle di una mandibola vista da destra vengono fissate sulla tela e modificate attraverso l’utilizzo di colori alcolici. La forza penetrante dello sguardo immaginifico dell’artista, potenziato dall’impiego di una strumentazione tecnica come i raggi X, si addentra, quindi, fino all’essenza strutturale delle realtà fenomeniche scorgendone potenzialità inespresse. Un sodalizio prolifico tra scienza e arte conduce l’artista alla rivelazione di paesaggi a sé stanti, a tran-visioni - secondo la definizione di Paolo Fabbri - in cui l’oggetto corporeo, subendo una progressiva de-materializzazione, sfumando quasi scompare, o piuttosto, mutando i suoi elementi iconografici si trasforma in un’immagine nuova, definita da sorprendenti effetti pittorici ed investita da donazioni di senso, diverse e distanti da quelle originarie. Partendo dall’indagine scientifica dell’ossatura del corpo umano, Meneghetti crea luoghi surreali, in cui subitanee apparizioni luminose rivelano spazi dai toni lunari, realtà emozionali oscillanti tra compressione e dilatazione, lievità e pesantezza. (...)

Giulia Gueci