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Dove abita l'Eterno
Radiografie 1979/2000
SPAZIO ARTE SAN FEDELE, Milano

2001 - a cura di A. Dall’Asta e W. Guadagnini
Relatori L. Caramel, G. Dorfles, W. Guadagnini, A. Vettese

 

"...L’artista si è reso conto che attraverso i nuovi mezzi di comunicazione, di formazione che sono a disposizione dell’uomo, si ottengono dei risultati che una volta non si ottenevano, basti pensare alla fotografia.Nel caso di Meneghetti abbiamo una continua deformazione pittorica, grafica, ecc. della radiografia in modo da ottenere qualche cosa d’altro, qualche cosa che riesce ad essere artistico. Questo la dimostrazione che anche attraverso un mezzo meccanico come i raggi X manipolati si possa ottenere qualche cosa che si avvicina all’opera d’arte e ciò dimostra quanto dicevo prima e cioè che oggi non si può prescindere dal tener conto anche dei nuovi mezzi meccanici, elettronici che sono a nostra disposizione. [...]"

Gillo Dorfles

"...Meneghetti è per definizione un’artista polidimensionale, politutto, e infatti ha sperimentato tutto. Le cose che stiamo vedendo che abbiamo visto qui in mostra e che abbiamo visto in gran parte adesso nelle diapositive sono sono la provvisoria conclusione di un lavoro che è pluridecennale e che è molto variato, è pittore Meneghetti, è scultore, è fotografo. Mi sembra che l’interesse di queste radiografie di Meneghetti stia proprio nel deragliare, come dicevo prima, da una utilità e da una finalizzazione solo scientifica e da una finalizzazione solo naturalistica di constatazione di documentazione. La radiografia a Meneghetti serve non in quanto scienza, infatti sceglie la radiografia, poi sceglie il taglio della radiografia, poi la trasferisce sulla tela quindi non presenta la radiografia, fa degli interventi pittorici, fa delle modifiche, addirittura degli occultamenti della radiografia, delle cancellazioni, quindi c’è tutta una serie di interventi tra l’altro sempre più accentuati nel tempo. Oggi molti artisti, giovani soprattutto, toccano il tema della morte però spesso fuor di metafora, spesso giovani e non giovani, con una durezza, con una violenza che sono la conseguenza del coinvolgimento al tema oppure della volontà di negarlo o di esaltarlo, è un tema che c’è da sempre stato, Mantegna ad esempio, ecc. per arrivare ad un Serrano con le opere della Morgue, ecco sono opere rilevanti proprio per questo distacco, per questa capacità di eliminare la globalità e arrivare ad una parte. Ecco mi sembra che questo sia un’altra delle sfide che Meneghetti ci lancia, mi sembra con interessanti risultati, questo mantenere un distacco eliminando quegli eccessivi coinvolgimenti espressionistici o altro che spesso invece sono retaggio di questo tipo di opere. [...]"

Luciano Caramel

"... La cosa importante di queste radiografie credo sia il fatto che Meneghetti ha intuito che sin dall’inizio la fotografia ha una sua duplice natura insita proprio nel suo status naturale, nel suo DNA: fotografia è indubbiamente, o può essere indubbiamente documento. Lo sappiamo, ne abbiamo avuto tante testimonianze e tra l’altro proprio gli usi scientifici della fotografia questo ci dimostrano in maniera molto esplicita molto chiara. Da un altro punto di vista però la fotografia è anche invenzione, invenzione del mondo, invenzione della realtà, volendo, e anche di questo abbiamo avuto tanti esempi, è anche falsificazione della realtà. Sono radiografie manipolate attraverso la pittura quindi c’è un ulteriore passaggio che amplifica questa volontà di spiazzamento e di spaesamento che nell’opera di Meneghetti mi pare sempre molto evidente così come molto evidente è il richiamo autobiografico di questo lavoro perchè guardando l’intera produzione di Meneghetti mi pare che questa idea di autobiografia sia sempre molto presente. La cosa che più mi affascina di Meneghetti è proprio questa capacità di trasfigurazione dalla realtà, trasfigurazione che vediamo benissimo in questa mostra e abbiamo visto poi in maniera veloce, sintetica, ma forse proprio questa successione rapida di immagini serviva proprio a dare immediatamente questo senso di continuo mutamento della forma, sono corpi, sono paesaggi, sono immagini astratte, sono quello che Meneghetti vuole che siano, sono quello che noi possiamo immaginare che siano, non c’è una risposta in queste immagini come non c’è risposta dentro la fotografia, ci sono invece tante questioni, tante domande, questo mi pare il valore maggiore di questo lavoro di Meneghetti. [...]"

Walter Guadagnini