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CLANDESTINE - INDIFFERENCE
Un progetto nato nel 2000 che si snoda in due parti strettamente comunicanti
2005 - INDIFFERENCE
Installazione composta da 1000 teste di uomo, donna, ragazzo, bambino, neonato. Modellate in fragilissima ceramica. Misure varie. h. cm. 22 circa
2006 - Museo Nazionale di Palazzo Venezia e Santo Spirito in Sassia. Roma

2000 - CLANDESTINE
Cartoni originali, strumento di lavoro dei clandestini

Coinvolgente ed interattiva, l’installazione obbliga alla partecipazione attiva il pubblico. Un’esperienza al limite per dare voce ai nuovi Tersite, ai senza volto della contemporaneità. Un’esperienza vissuta da un’artista da sempre attento ai temi sociali. Un progetto nato nel 2000 che si snoda in due parti complementari:
Per la prima ”CLANDESTINE” ha scelto di comprare i cartoni scritti in italiano con cui i barboni chiedono l’elemosina. Per simboleggiare l’acquisto dell’esistenza stessa di queste persone. L'acquisto dei cartoni con cui i choclard chiedono l’elemosina, per simboleggiare l’acquisto dell’esistenza stessa di queste persone.

La seconda “INDIFFERENCE” si compone di un percorso creativo composto con 1000 teste di ceramica tra le quali i visitatori sono costretti a farsi largo per accedere all’esposizione rompendo inevitabilmente le sculture.
Ciò per mostrare l’indifferenza assunta quotidianamente dagli eroi della perfezione fisica e morale. Le foto e il video raccontano la sofferenza degli emarginati. L’artista è un emarginato, un soggetto terrificante che va ignorato, evitato, dimenticato.
Un percorso creativo composto con centinaia di teste di ceramica tra le quali i visitatori sono costretti a farsi largo per accedere all’esposizione inevitabilmente rompendo le fragilissime sculture. Ciò per mostrare l’indifferenza e l’ atteggiamento assunto quotidianamente dagli eroi della perfezione fisica e morale. Le foto e il video-art che completano l’installazione raccontano la sofferenza degli emarginati. In “Indifference”, alcune fragili teste umane sono sparse nel pavimento della galleria.

INDIFFERENCE

Sparse casualmente al suolo, centinaia di teste di individui, uomini, donne, ragazzi, bambini, costringono i passanti ad evitarle a saltarle, a dare un calcio ad una fastidiosa testa che intralcia il cammino. Questo è l’atteggiamento assunto quotidianamente dagli individui del terzo millennio: nessuna bontà, nessuna compassione, nessun gesto d’amore, nessun gesto caritatevole. L’indifferenza più assoluta per chi soffre, muore, per chi ci circonda.

Siamo coscienti, Riflettiamo, Proviamo compassione ,Siamo indifferenti, Abbiamo ignorato
Abbiamo evitato ,Ci siamo fatti largo, Abbiamo preso a calci, Abbiamo calpestato.

Irritazione, Imbarazzo, Seccatura, Molestia, Disgusto, Cattiveria, Malvagità, Perversione, Scelleratezza

INSTALLAZIONI - PERFOMANCES nelle Piazze:

2009
Treviso: Quartiere Latino
- “Indifference”
Treviso: Piazza Borsa - “Indifference”
Jesolo (Ve): Piazza Mazzini - “Indifference"

2010
Roma: Macro Testaccio
- “Indifference”
Basilea: Art Basel, Volta6, Liste15 - “Indifference”

per approfondire:

         
         
         
         
         
         
         
         


2006 - MUSEO NAZIONALE DI PALAZZO VENEZIA e SANTO SPIRITO IN SASSIA. ROMA

renato meneghetti  renato meneghetti  renato meneghetti  renato meneghetti  renato meneghetti  renato meneghetti  renato meneghetti 
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“...I resti ceramici sono riferibili al corpo umano (contati a testa) attraverso il regno dei giochi di bambola nel cui ambito la miniaturizzazione e la fragile simulazione della vita di tutti i giorni. Il contraltare di “indifferenza” è “commemorazione”. Una volta entrati all’interno dello spazio della mostra, sia che si calpestino queste teste scientemente o incoscientemente, l’azione viene compiuta con indifferenza nei confronti di queste rappresentazioni dei corpi “persi/dispersi”. Il giorno seguente, ed ogni giorno a seguire, viene reso noto il conteggio dei corpi del giorno che precede. Quindi, la fase didattica della mostra palesa le difficoltà (tecniche) attuali di fronte alle quali ci si trova nell’immedesimarci nelle perdite ogni giorno riportate dai Tg. I resti ceramici possono solo divenire oggetti nei e con i quali identificarci.
La mostra continua come fosse un esperimento continuo in cui i visitatori vengono messi alla prova: non si può passare, ma si può solo attraversare. L’opera di Renato Meneghetti è aperta alla tensione della prova che è insita in noi: la tensione del tasso d’attenzione che si raddoppia all’indietro e che riporta indietro, dell’essere colti di sorpresa nel bel mezzo dei nostri presupposti. Egli, quindi, lavora sullo shock e sul trauma. Quindi, attraverso il contatto con l’opera di Meneghetti, l’osservatore inizia a passare (dentro o attraverso) la prova oppure, se preferite, l’osservatore viene spinto ad uscire dalla consapevolezza che si vive in condizioni di perenne esame. Un altro modo di passare consiste quindi non nell’affrontare la prova, ma nel sottoporvisi senza provare. Sono indifferente di fronte all’altro. Questa passività radi­cale, a sua volta, soddisfa – senza esaminare – la condizione di essere sottoposto ad una prova che, in ultima analisi, permette all’altro di venire (o di andarsene)...”

Laurence A. Rickels

preparazione dell'opera a cura "Ceramiche TREA" Nove (Vicenza)
           

 

CLANDESTINE

I cartelli: strumento di lavoro per i “clandestini”, si rivelano estremamente efficaci, mostrando una preoccupazione costante e significativa per la vita, gli affetti, la verità, la morte, la violenza, il disastro e il denaro.
I cartelli di questi mendicanti sono auto-eclissanti, sono strumento per indirizzare l’attenzione fuori dall’opera stessa. Come I ciechi di Bruegel, mendicanti malnutriti, stracciati e senza meta che si dirigono inesorabilmente verso il baratro, diventano l’emblema di un’ umanità che non sa più vedere, non vuole più ascoltare, di un’ umanità che corre, dimentica, ignora. Di un’umanità indifferente.