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GLOBAL FOLLY

Vaga, rivaga, si perde, si ritrova. Si ri-perde. Dove sta andando? Un grido di allarme per quello che si puo definire l’assassinio che l’umanità mette in atto nei confronti della natura e di se stessa. Paura e sogno. Imagine e presagio della Fine. Follia Globale.
Il surriscaldamento del pianeta è stato pianificato già da molti anni? Lo scioglimento delle calotte polari da chi è stato autorizzato? Stiamo lavorando per modificare il clima. Per usarlo come un’arma, con tempeste devastanti, siccità, inondazioni, tsunami. Quelle in atto sono anomalie atmosferiche manipolate? Quali conseguenze? Quale futuro? Viviamo senza avere nessuna prospettiva, senza direzione, mossi da un movimento “mistero”. Che specie di umanità nascerà da una natura cieca, come la nostra. Cultura della frivolezza, della violenza. Che essere umano o disumano nel prossimo millennio? Adesso dove siamo? In un deserto di idee. Il mondo è cieco! Viviamo o sviviamo? Viviamo male, senza speranza, con la paura che avanza. Facciamo il conto delle malvagità, violenze, delitti, guerre. L’unica regola del mondo è il potere e il denaro! Siamo alla tragedia, la cultura viene usata come arma contro altre culture. L’essere umano è l’unico essere crudele del pianeta. E non smette di impegnarsi anche di fronte ad un “non futuro”.

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Palazzo Venezia, Roma 2006                                                                  

2006 - GLOBAL FOLLY Globo semovente, dipinto, diametro 120 cm,
meccanismo elettrico “mistero” con motoriduttore 24v 50 Watt 2 HP

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da “LE GUERRE DI IERI LE GUERRE DI OGGI”
a cura di
Giorgio Bocca

Nelle nostre guerre di sessant'anni fa c'era una certa chiarezza, c'erano i confini da difendere o da superare, c'erano dei nemici, con un nome e una storia. Nelle attuali, il nemico non si sa bene cosa sia: se il <<caro popolo iracheno>> a cui pensa paternamente Bush o la masnada di Saddam versata in tutti i delitti. Questo nemico indefinibile sta in tutti i luoghi e in nessuno, non ha una storia precisa, i confini del suo Stato sono stati inventati dai nostri padri colonialisti, l'angoscia con cui li attendiamo ricorda il Deserto dei Tartari, il deserto da cui arriveranno i nuovi mongoli.
In comune, le guerre del Novecento e le attuali hanno che tutti, anche gli atei, anche i laici ci mettono un afflato religioso. Il superterrorista Osama Bin Laden e il feroce satrapo Saddam Hussein si dicono inviati da Allah per una guerra santa e George W Bush nel discorso allo Stato dell'Unione ha detto: <<Noi dobbiamo ricordarci che la missione di questo benedetto paese è di rendere migliore il mondo. Noi esercitiamo il potere senza conquista e ci sacrifichiamo per la libertà degli altri>>. Pare che la religione sia indispensabile alla guerra.
E questa missione del bene contro il male, questa lotta hobbesiana del bene contro il mostro immondo è condivisa da filosofi kantiani come il francese Gluxmann, che sentenzia: <<La sola cosa da fare e riconoscere il male, combattere il male>>. Che è poi lo stesso discorso che Osama Bin Laden ci fa arrivare dalla sua caverna. Molti saggi ammoniscono a non trasformare le guerre del petrolio in guerra santa, la guerra al non meglio definito terrorismo in una guerra per la democrazia.
Dietro questa patina di civiltà il terrorismo più spietato veniva usato da entrambe le parti, i bombardamenti inglesi al fosforo su Lipsia e su Amburgo, la atomica americana su Hiroshima e Nagasaki, i campi di sterminio nazisti e sovietici, i nostri rastrellamenti efferati in Jugoslavia e in Libia. Dopo 1'11 settembre de1 2001 si disse: nulla sarà più come prima: gli Stati Uniti per non essere più un'isola inattaccabile, gli europei per essere definitivamente marginali nel governo del mondo, il governo mondiale per essere fallito con l'Onu, e le altre organizzazioni internazionali. Anche la lotta di classe avverte Vittorio Foa, è stata superata da qualcosa di diverso, dalla differenza incolmabile fra quelli che stanno sopra e quelli stanno sotto e che nella loro impotenza possono tentare la strada disperata del terrorismo.
Nelle guerre di adesso, dieci anni equivalgono a un millennio, chi ha la superiorità delle armi può reinventare la dottrina della guerra, la superpotenza americana deve vincere prima di combattere, la sua forza deve essere tale da togliere agli avversari ogni voglia, ogni pretesa di contrastarla.
Forse la ragione delle attuali guerre inspiegabili è proprio la loro inspiegabilità, la loro istintualità anarcoide, il mistero delle pecore e dei cavalli che si buttano in mare o in burrone. Il richiamo non resistibile di Thanatos.

Giorgio Bocca