"Cenere eri e cenere ritornerai”.
Tutto torna alla condizione prima.
Fin che si rende visibile godi del soffio colorato della vita. Tutto tornerà alla condizione prima. Le lastre X: grigio grigio grigio, un tocco di profondo un lampo di bianca luce. Tutto torna alla condizione prima: godi del colore fin che puoi.
“Radiografie”: Roentgen maledetto Roentgen. Proprio perchè luminescenti temono la luce solare. Creature notturne che vanno oscurate il giorno. “A caccia di ombre” e di ombra devo aggiungere.
La conservazione delle opere: il mio ricorrente incubo. Motivato del resto, perché il problema mi perseguita da più di mezzo secolo nel corso del quale ho dipinto in media venti opere all’anno e oggi sono veramente tante da conservare.
Come non bastasse per necessità interiore, ho ricomprato quasi tutto quello che avevo venduto e ora sono centinaia i metri di scaffali che si parano davanti ai mal capitati visitatori del mio studio.
Studio è un eufemismo, di struttura industriale si tratta. Un po’ la warholiana factory. Il problema si è acutizzato dal 1979, anno in cui ho dato avvio al periodo “Radiografie”.
La particolare tecnica usata per queste opere richiede l’uso di sofisticati colori e speciali vernici che restituiscono la luminescenza della originaria lastra. Benedetto Roentgen maledetto Roentgen.
Proprio perché luminescenti temono la luce solare. Le “Radiografie”: creature notturne che vanno oscurate di giorno. Quasi oggetti di Moldoviana memoria che per fortuna non temono la luce artificiale e quindi possono essere tranquillamente esposte in interni. Come scrive Zannier “a caccia di ombre” e di ombra devo aggiungere. Ecco allora che in dei grandi sacchi di nailon nero vengono infilate le opere, preventivamente protette da uno strato di morbida ovatta che lasci respirare e non strisci la delicata vernice finale e poi in grandi scatole di cartone.
A ben analizzare tutta questa serie di operazioni ancora non basterebbe. Ecco il mio incubo ricorrente.
Le radiografie sono nate da una ricerca di un nuovo mezzo espressivo con il quale visualizzare un’opera essenzialmente riflessiva che potesse risolvere la mia personale necessità interiore di trovare lo spirito dell’uomo e di mettere di fronte il fruitore delle mie opere alla sua non conoscenza delle proprie capacità immaginative, della propria capacità evocativa, della personale capacità di osservazione al fine di dargli la possibilità di scoprire che ne è pienamente dotato se riesce a vedere in un cranio, in una tibia, atolli oceanici e fiumi amazzonici.
Semplicità immediatezza e profondità, vengono raggiunti se il colore con la sua forza primordiale acquista una intensità pari a quella dello spirito.
La mia continua sperimentazione, l’impulso creativo e la necessità di comunicazione, hanno portato l’opera a nuove dimensioni che mi consentono di creare un’incessante intreccio di luci e ombre e di macchie leonardesche con un pensiero costante alla rappresentazione di vita esteriore e vita interiore, di antico e nuovo, di infinitamente grande nell’infinitamente piccolo e solo passando attraverso la rappresentazione della morte sono riuscito a comunicare la vita per cercare l’essenza della verità.
Razionale o superrazionale, alto pensiero o elementare verità.
Importante per me è stato il non pormi il problema del figurativo o non figurativo: le radiografie sono infatti l’uno o l’altro a seconda dell’angolo di visione, in base allo stato d’animo del fruitore nel momento in cui si pone davanti all’opera, a seconda dell’ esperienza umana maturata.
L’immagine, la ricerca, il colore, tutto mi è arrivato naturale e per questo penso nulla sia contraddittorio: in sostanza tutto risponde ad una necessità interiore.
Ho cercato una interpretazione universale del mondo interiore nel quale è “racchiuso il segreto dell’unità del tutto”.
Qualsiasi forma, immagine paesaggio, nuvola, si trova dentro di noi: il corpo umano è il contenitore di tutto ciò che si può vedere in natura; a volte in un muscolo, a volte nei polmoni, altre volte in un esofago.
Lo specchio riflette la luce, ben presente nelle mie tele, sono andato oltre, ho penetrato lo specchio e ho trovato la forma e dentro la forma l’essenza dell’anima.
La rappresentazione di ciò come espressione immediata dello spirituale. La luce come principio attivo della vita, la forma come introspezione profonda dell’inconscio.
La mia fertilità immaginativa mi ha portato ad una ricerca nei meandri dello spirito e della mente ed ho radiografato il pensiero e l’esistenza per rappresentare il tutto servendomi delle intime immagini e della luce.
Un salto nell’ignoto ritenuto noto alla ricerca della verità: ed è qui che vedo quello che sento e quello che sono.
1954
Origini
1963
Ricerca in bianco e nero
1964
Monotipi
1965
Optical e collage
Pittura materica
Affresco
1966
Collage
1967
Monotipo
Prefagocitatrici
1968
Fagocicatrici
1969
Macrofagocitatrici
1977
Elementi fagocitanti
1980
Fagocitati
Fagocitatrice massima
1981
Radiografie
1982
Fagocitazione in vetrina
Radiografie
Pierrot
Fagocitazione da fumetto